Ho conosciuto la solitudine, fisica e morale. Ho vissuto il dolore straziante della perdita di una persona amata. Ho imparato che l’Altrove si può trovare anche a pochi km da casa.
Certo, mi sono stati risparmiate moltissime altre sofferenze della vita e di questo sono consapevole, anche se non mi è chiaro il perché.
O forse sì.
Forse ho avuto in dono qualcosa affinché di quel qualcosa facessi tesoro e lo usassi al meglio, per me e per gli altri.
Prima di tutto, non mi sento speciale, però sono diventata madre in modo “speciale”, grazie all’adozione. Lei ha colorato il mio mondo, in senso metaforico e non solo.
Ho guardato gli altri con i suoi occhi – tutti gli altri. Li ho scrutati più attentamente. Ho colto espressioni di abbandono, di smarrimento, di rabbia e dolore. Con lei accanto non ho avuto timore di avvicinarmi allo “straniero”, perché comunque un po’ “straniera” lo ero diventata anche io, smarrita ad ogni cambio di città.
Ho ascoltato. Ho imparato.
Gli studenti indiani, africani, dell’Est europeo, asiatici, a cui negli anni ho impartito lezioni di Italiano, mi hanno insegnato cose che non ho mai letto nei libri.
Ho cominciato l’ABC dell’empatia, sforzandomi costantemente a non giudicare frettolosamente, partendo dal mio punto di vista.
Un esercizio faticoso – quasi quanto imparare a coniugare i verbi italiani - , ma estremamente significativo.
Un piccolo passo che potremmo tutti fare; un passo enorme per restare umani.
Anna G.
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